Alla conferenza padovana, Rüdiger Klein ha presentato questo progetto (disponibile anche qui, sotto forma di abstract). L’idea è comporre una lista di riviste – sulla base di una valutazione della loro selettività, della loro popolarità e reputazione fra gli studiosi e della qualità dei contributi – le quali siano certificate come indicatrici di eccellenza nel settore delle scienze umane. Klein ha ammesso che questi criteri molto conservatori, ma che spera di potersi alla fine conciliare con i principi della pubblicazione ad accesso aperto.
Il rischio di questa intrapresa, che si modella con grandissimo ritardo sull’esperienza dei “core journals” della lista ISI è quello di riprodurre, anche nelle scienze umane, l’oligopolio che ha portato alla crisi dei prezzi dei periodici – contro la quale gli scienziati stanno reagendo. In più, ora avremmo la possibilità economica e tecnologica di superare i limiti del peer review tradizionale, pubblicando tutto in rete e valutando successivamente la qualità dei contributi – come consiglia Peter Suber e come ha fatto qui Francesca Di Donato.
Ma vediamo se in questo momento, in Italia, la lista iniziale ERIH si concilia con l’accesso aperto. Ecco le riviste italiane meritevoli di un qualche grado di eccellenza, secondo la lista ERIH, nel settore che conosco meglio, la filosofia:
- Angelicum
- Aut aut
- Documenti e studi sulla tradizione filosofica medievale
- Elenchos
- Epistemologia (Tilgher)
- Filosofia
- Filosofia e questioni pubbliche
- Filosofia e teologia
- Giornale critico della filosofia italiana
- Giornale di metafisica (Tilgher)
- Iride. Filosofia e discussione pubblica
- Medioevo
- Paradigmi
- Ragion pratica
- Ratio juris
- Rivista di estetica
- Rivista di filosofia
- Rivista di filosofia neo-scolastica
- Rivista di storia della filosofia
- Sistemi intelligenti
- Teoria
Tutte queste riviste, con l’eccezione delle due edite da Tilgher, almeno parzialmente aperte, sono ad accesso chiuso. Talvolta sono addirittura prive di un proprio sito web, talvolta le loro home page si limitano a riportare gli indici e le istruzioni per abbonarsi, talvolta, infine, gli articoli sono rinchiusi entro barriere proprietarie che rendono assai difficile l’indicizzazione e l’interoperabilità – cioè, in concreto, rendono assai difficile trovare i testi in rete (*). Nessuna, infine, sembra conforme al protocollo OAI-PMH.
La lista è ancora allo stato iniziale e può essere integrata. Al momento, tuttavia, sembra ignorare sistematicamente le riviste on-line, anche quando sono ormai consolidate e accademicamente riconosciute, e sebbene abbiano di solito una quantità di lettori infinitamente maggiore rispetto alle riviste cartacee. Per fare solo un esempio fuori disciplina, Reti medievali, di cui è noto il lavoro esemplare e pionieristico, risulta esclusa dal catalogo delle riviste storiche.
Insomma: la lista ERIH scoraggia non solo la pubblicazione ad accesso aperto, ma l’uso stesso della rete. Se non interverrà un cambiamento, chi volesse fare carriera e ottenere finanziamenti dovrebbe condannarsi all’irrilevanza nascondendo i suoi testi in riviste che o non stanno in rete, o ci stanno molto male.
(*) Sono grata a chi mi segnalerà eventuali errori e omissioni, soprattutto per quanto concerne i siti web delle riviste