Ho segnalato e recensito qui un articolo interessante di Maria Popova, In a new world of informational abundance, content curation is a new kind of authorship. La tesi dell’autrice è che la selezione compiuta dai curatori è un lavoro che contiene un valore aggiunto cognitivo: in un mondo di sovrabbondanza informativa, l’autore non è propriamente chi aggiunge – chiunque oggi lo può fare – ma chi sa “togliere” in modo intelligente.
La segnalazione crea una pista che arricchisce l’oggetto informativo: in questo caso io sono partita da questo post di Luca De Biase, a proposito di un dibattito che riguardava il giornalismo, sono andata a guardare la fonte, l’ho trasferita all’attività di ricerca degli umanisti – che sono giornalisti dell’inattuale – e ci ho aggiunto altri riferimenti, per mostrare come la “nuova” figura del curatore sia già presente nelle culture che, pur non soffrendo di sovrabbondanza informativa, non conoscevano ancora i monopoli intellettuali. La stessa Divina Commedia, con la mole enciclopedica dei suoi temi e riferimenti presi da altri e da altro, è molto più l’opera di un curatore che quella di un autore: il suo valore aggiunto non sta nei contenuti, ma nel suo assemblaggio – nella sua capacità di rendere accessibile un patrimonio di conoscenza altrimenti riservato ai pochissimi che potevano accedere ai manoscritti.