Archive for ‘Università di Pisa’

28 luglio, 2011

Accesso aperto: la scelta dell’università di Pisa

Il 27 luglio 2011 il senato accademico  ha approvato  il nuovo statuto dell’università di Pisa. Il suo testo è visibile a questo indirizzo.

Lo statuto recepisce il principio dell’accesso aperto all’articolo 4, comma 2, dedicato alla ricerca, e all’articolo 38, comma 1, dedicato alle biblioteche. A onore e merito della commissione statuto della mia università,  posso testimoniare che l’intero processo di elaborazione, che nello spirito della legge Gelmini avrebbe dovuto essere oligarchico, è stato invece pubblico e trasparente.

L’accesso aperto è inoltre riconosciuto e promosso nell’articolo 10 del nuovo codice etico, dedicato alla rilevanza sociale della ricerca e alla libertà d’accesso alla letteratura scientifica.  Eccolo qui:

1. L’Università di Pisa, in considerazione della rilevanza sociale della ricerca scientifica, ritiene che i risultati delle ricerche condotte debbano contribuire allo sviluppo e al benessere della comunità intera. Pertanto, i membri della comunità universitaria si impegnano a garantire la massima condivisione possibile dei risultati della ricerca svolta in ambito universitario e a non servirsene per fini privati.
2. L’Università di Pisa è impegnata nella promozione del paradigma dell’accesso aperto mediante pubblicazioni, comunicazioni, convegni, attività didattiche ed ogni altro mezzo ritenuto idoneo a tal fine.

English version

15 marzo, 2011

Lettera aperta sull’accesso aperto: i princìpi (versione 1.2)

Integro la mia Lettera aperta sull’accesso aperto, che proponeva alla commissione statuto dell’università di Pisa l’inserimento di un articolo a promozione e tutela della pubblicazione ad accesso aperto, con altri due commi, proposti in seno alla commissione Open Access della Crui dal giurista trentino Roberto Caso.

1. L’Università di Pisa fa propri i principi dell’accesso aperto e pieno alla letteratura scientifica e promuove la libera disseminazione in rete dei risultati delle ricerche prodotte in ateneo, per assicurarne la più ampia diffusione possibile.

2. L’Università, con apposito regolamento da emanare entro centottanta giorni dall’entrata in vigore del presente Statuto, pone la disciplina finalizzata a dare attuazione ai principi dell’accesso aperto e pieno ai dati e a tutti i prodotti della ricerca scientifica. Nel medesimo regolamento sono dettate le norme necessarie ad armonizzare i principi dell’accesso  aperto e pieno con la tutela della proprietà industriale, dei diritti d’autore e connessi, della riservatezza e della protezione dei dati personali.

3. L’Università promuove, mediante procedure e discipline contenute nel regolamento di cui al comma 2, il deposito dei dati e dei prodotti della ricerca scientifica nel proprio archivio istituzionale ad accesso aperto e pieno.

I due commi aggiuntivi sono stati pensati perché quanto contenuto nel primo comma, abbandonato a se stesso, potrebbe rimanere una dichiarazione di principio tanto nobile quanto astratta. Un impegno statutario ad agire anche sul regolamento dovrebbe aiutare a passare dai princìpi ai fatti.

L’università di Pisa, in questo ambito, non dovrebbe neppure partire da zero. Le basterebbe lavorare per orientare verso l’accesso aperto le politiche di pubblicazione e di archiviazione dei nostri testi e per integrare l’archivio istituzionale con l’anagrafe della ricerca e con la sua valutazione locale in modo tale che eprints.adm.unipi.it non sia più desolatamente vuoto bensì, orgogliosamente, pieno.

Sulla concretezza di scelte come queste si misura la pubblicità dell’università pubblica,  o di quel che ne resta.

26 febbraio, 2011

Lettera aperta sull’accesso aperto: gli strumenti (3)

Segue da: Lettera aperta sull’accesso aperto: che cosa ha fatto l’università di Pisa (2)

Pubblicare ad accesso aperto non è più un’impresa pionieristica.

Chi vuole cominciare nel modo più semplice, con l’autoarchiviazione dei propri articoli in un archivio elettronico aperto istituzionale o disciplinare. può usare eprints.adm.unipi.it oppure può consultare PLEIADI, il Portale per la Letteratura scientifica Elettronica Italiana su Archivi aperti e Depositi Istituzionali, che elenca tutti gli archivi italiani. A livello europeo è inoltre appena stata inaugurato, per iniziativa della Commissione UE, OpenAIRE (Open Access Infrastructure for Research in Europe).

Il database Sherpa/Romeo contiene informazioni sulle politiche di copyright dei principali editori internazionali. Ormai quasi tutti consentono una qualche forma di Open Access.  In ogni caso, il diritto d’autore nasce nelle nostre mani: prima di regalarlo all’editore dobbiamo chiederci se è davvero nostro interesse farlo.   Se il nostro articolo è davvero un buon lavoro, renderlo più accessibile aumenterà anche  il numero delle sue citazioni.

Se vogliamo fare di più, possiamo pubblicare il nostro articolo in una rivista ad accesso aperto:  ci basta consultare la Directory of Open Access Journals e scegliere la più adatta. Molte university press –  anche quelle di Firenze e Pisa -, offrono inoltre, su richiesta,  la possibilità di far uscire  monografie ad accesso aperto, a costi contenuti.

Vogliamo fare ancora di più? Basta leggere, fra le linee guida della Crui all’Open Access, quelle dedicate alle riviste e alla valutazione della ricerca.  Forse, se la Crui avesse parlato dell’accesso aperto con la stessa forza con cui alcuni suoi membri hanno parlato della riforma Gelmini,   forse oggi sulla nostra agenda, e sui giornali, ci sarebbe l’accesso aperto e  non la riforma.

25 febbraio, 2011

Lettera aperta sull’accesso aperto: che cosa ha fatto l’università di Pisa (2)

Segue da:  Lettera aperta sull’accesso aperto: i princìpi (1)

Nel 2003 i princìpi della pubblicazione ad accesso aperto sono stati fatti propri, con la Berlin Declaration on Open Access to Knowledge in the Sciences and Humanities,  dalle più importanti istituzioni scientifiche europee.  A partire dal 2004 il Documento italiano a sostegno della Dichiarazione di Berlino ha annunciato l’adesione della Conferenza dei rettori delle università italiane e quindi della quasi totalità degli atenei nazionali. Anche l’università di Pisa  ha messo la sua firma. Però, quando si parla di accesso aperto, pochissimi professori hanno idea di che cosa sia.  Una cosa è firmare, un’altra è fare e un’altra ancora  far sapere.

Una lettera aperta sull’accesso aperto deve quindi innanzitutto spiegare che cosa ha fatto l’università di Pisa, e che cosa anc0ra si potrebbe fare.

1. eprints.adm.unipi.it è il nostro archivio elettronico di ateneo. Il modo più semplice per praticare l’accesso aperto è depositare i nostri articoli pubblicati altrove nel nostro archivio istituzionale, in modo tale che divengano pubblicamente visibili, e dunque molto più citabili di quanto è pubblicato ad accesso chiuso. L’articolo 42 della legge italiana sul diritto d’autore permette agli autori, salvo diversi accordi, di riprodurre i loro articoli altrove, purché indichino sede e data della prima pubblicazione. E come risulta dal database Sherpa/Romeo. Publisher copyright policies & self-archiving, ormai buona parte degli editori scientifici internazionali permettono una qualche forma di auto-archiviazione: il vento dell’Open Access, altrove, non ha soffiato invano.

Però, se nessuno conosce la sua esistenza e se nessuno è incoraggiato a riempirlo, per esempio con incentivi in sede di valutazione della ricerca, l’archivio di ateneo è destinato a rimanere semi-vuoto.

2.etd.adm.unipi.it è il nostro archivio elettronico ad accesso aperto delle tesi e dissertazioni discusse in ateneo, dalla laurea triennale fino al dottorato. Il deposito delle tesi di dottorato, in particolare, è dal 2010 condizione indispensabile per ottenere la certificazione del titolo di dottore di ricerca.

In ateneo esistono altre iniziative, legate a scelte individuali o particolari. Quello che ancora manca, al di sopra delle tesi di dottorato, è la massa critica prodotta da una politica di valutazione della ricerca e di disseminazione del sapere unitaria, organica e coerente, e dalla consapevolezza dei docenti. Per questo si caldeggia l’adozione di una norma statutaria, a cui possa far seguito, se necessario, un regolamento adeguato.

Continua in:  Lettera aperta sull’accesso aperto: gli strumenti (3)

25 febbraio, 2011

Lettera aperta sull’accesso aperto: i princìpi (1)

Questa lettera è indirizzata non solo alla commissione statuto dell’università di Pisa, ma anche al rettore e a tutti altri docenti, agli studenti e ai bibliotecari.  Desidero in primo luogo affidare all’uso pubblico della ragione la raccomandazione, ispirata da una discussione in seno alla commissione Open Access della Crui, di inserire nel nuovo statuto una norma a favore  della pubblicazione ad accesso aperto, di questo tipo:

L’Università di Pisa fa propri i principi dell’accesso pieno e aperto alla letteratura scientifica e promuove la libera disseminazione in rete dei risultati delle ricerche prodotte in ateneo, per assicurarne la più ampia diffusione possibile.

La pubblicazione ad accesso aperto nasce da un’idea semplice, che i fisici praticano già dal 1991: dal momento che la rete ci consente di condividere i nostri articoli in modo veloce ed economico, perché non usarla?

A quest’idea semplice se n’è aggiunta un’altra ancora più semplice, ma politicamente pungente:  il nostro lavoro è finanziato dal denaro pubblico dei contribuenti e degli studenti. Noi, gratuitamente, cediamo i nostri articoli agli editori, altrettanto gratuitamente, di solito, facciamo i referee per loro conto,  e poi, ceduto loro il copyright, come comunità accademica dobbiamo ricomprare, con altro denaro pubblico, quello che abbiamo dato gratis. Questo, come mostra un rapporto OECD del 2004 ha portato a situazioni di oligopolio di cui risentono i bilanci delle nostre biblioteche, ormai al collasso. Che senso ha privatizzare, a vantaggio di pochissimi, qualcosa che è nato pubblico? Con che faccia possiamo chiedere allo studente o al contribuente il suo denaro, se non gli permettiamo di accedere a quanto, grazie a lui, abbiamo prodotto?

L’accessibilità è un elemento importante della qualità dell’uso pubblico della ragione nella scienza e nella società. Quando l’occhio del pubblico è accecato,  nel buio si possono più facilmente formare oligarchie e poteri incontrollabili.  Quando la scienza è soltanto per pochi, entro un recinto di filo spinato sempre più inutile e costoso, altrove regna,  sugli ignoranti, il potere dell’ignoranza.  Un’università che non voglia essere pubblica soltanto a parole non può tenere per sé, o regalare soltanto ad alcuni, quanto ha prodotto grazie al contribuito di tutti.

La versione 1.2 di questa proposta, che integra l’articolo con altri due commi, è visibile qui.

Continua in: Lettera aperta sull’accesso aperto: che cosa ha fatto l’università di Pisa (2)