Roars Transactions. A journal on research policy and evaluation ha pubblicato ieri i suoi primi articoli. È una nuova rivista; è soggetta a revisione paritaria ex ante ma, nello stile dei fisici, permette che gli articoli, nelle more della procedura, siano resi pubblici nei modi che gli autori preferiscono. È fatta da ricercatori, studia quello che siamo e quello che facciamo, è ad accesso aperto: merita, quindi, il latino di nostra res agitur e non l’italiano di “cosa nostra”.
La moneta della scienza: Trasimaco e gli indici bibliometrici
Mi sono divertita ad applicare un argomento trasimacheo al dibattito sulla valutazione della ricerca tramite indici bibliometrici, qui – naturalmente, non perché sia convinta della solidità delle mie tesi, ma esclusivamente allo scopo di massimizzare il mio capitale di citazioni. Per una bizzarra coincidenza, mentre scrivevo il mio testo, ho visto che qualcuno aveva seguito una via economica per arrivare a una conclusione simile a quella che ho raggiunto per via platonica. Cito anche lui – anche se non sono sicura che me ne venga in tasca qualcosa…
Il ricercatore inesistente
… Ike Antkare, figlio dell’indice h e della forza di volontà.
A dire il vero, dopo un anno e un raffinamento dell’algoritmo di Google Scholar, Ike ha ora un modesto h-index di 1, in luogo di quello altissimo a cui era arrivato l’anno scorso – sempre, in ogni caso, più di alcuni miei colleghi esistenti che hanno la sfortuna di studiare cose che non interessano al mainstream anglosassone.
Chi pronuncia il nome del professor Antkare, sente qualcosa che in italiano suonerebbe, liberamente, come “Non me ne può fregar di meno”. Un nome che è un destino: quello di tutti gli studiosi che, curandosi solo della loro carriera e trattando la politica del sapere come irrilevante, a meno non li tocchi direttamente, si fanno dominare dai cavalieri inesistenti e anche, in più di un senso, da quelli esistenti.