Archive for ‘pubblicazioni’

1 Maggio, 2017

Camminare davanti a Zenone: un esperimento di revisione paritaria aperta

Raffaello, Particolare della Scuola di AteneLa revisione paritaria (peer review) è una parte importante della procedura che conduce alla pubblicazione di un articolo in una rivista scientifica tradizionale, costruita e pensata per la tecnologia della stampa. A due o più studiosi di campi disciplinarmente pertinenti, selezionati discrezionalmente dalla redazione della rivista e protetti dall’anonimato, viene chiesto di pronunciarsi ex ante sulla pubblicabilità di un testo. Quanto i revisori scartano non vede la luce; e, analogamente, rimangono nell’ombra i loro pareri e la loro eventuale conversazione con gli autori, che ha luogo solo per interposta persona.

La revisione paritaria aperta ed ex post consente invece di rendere pubblica l’intera discussione e di riconoscere il merito dei revisori, i quali, come gli autori, rinunciano all’anonimato.

In questo spirito, il Bollettino telematico di filosofia politica propone alla revisione paritaria aperta due articoli appena pubblicati:

Questo è solo l’inizio:  l’articolo continua qui.

30 ottobre, 2012

Don’t hate the aggregator: become the aggregator

Le riviste ad accesso aperto che si intendono come collaterali alla ricerca possono permettersi di essere gratuite sia per chi le legge sia per chi le scrive.

Se essere poveri e oscuri fosse solo il prezzo della libertà, potremmo essere disposti a pagarlo con orgoglio. Ma per sopravvivere in un mondo accademico sempre più inquinato da modelli aziendalistici ed esposto alle forme più ottuse e autoritarie di valutazione della ricerca, dovremmo diventare grossi, e quindi costretti a procedure non più artigianali, bensì industriali, e quindi costosi per gli autori, se non per i lettori.

Come si esce dal dilemma? Ci sarebbe una soluzione semplice, che permetterebbe di essere a un tempo piccoli e grandi, rimanendo gratuiti. Ne parlo qui.

5 luglio, 2012

Accesso aperto: le responsabilità degli studiosi

Sono stata intervistata da “Linguaggio macchina”, qui.  Sull’ulimo numero “Cosmopolis” c’è un mio articolo, dal titolo I collegi invisibili: politica e sapere ai tempi di Internet. E ho appena depositato nell’archivio Marini questo testo: Ecologia dell’informazione: un argomento politico kantiano.

Il terzo  saggio, che rielabora idee già presenti nell’introduzione alla mia traduzione di Kant, è uscito in un libro ad accesso chiuso. Ma. come già spiegato, è perfettamente legale renderlo disponibile in rete, se si ha l’accortezza di non firmare accordi che restringono quanto, per legge, sarebbe nella facoltà dell’autore.

Sono testi scritti non solo  per dire, ma per fare quello che dicono. Con questa speranza, li lascio liberi.

6 febbraio, 2012

L’accademia dei morti viventi, parte terza: il codice maledetto

La terza parte della saga è on-line sul “Bollettino telematico di filosofia politica”. Questa volta si parla di testi – e in particolare di come l’incantesimo del codice blocchi le possibilità della ricerca e della conversazione in rete.

22 giugno, 2011

Autori, curatori

Ho segnalato e recensito qui un articolo interessante di Maria Popova, In a new world of informational abundance, content curation is a new kind of authorship.  La tesi dell’autrice è che la selezione  compiuta dai curatori è un lavoro che contiene un valore aggiunto cognitivo: in un mondo di sovrabbondanza informativa, l’autore non è propriamente chi aggiunge – chiunque oggi lo può fare – ma chi sa “togliere” in modo intelligente.

La segnalazione crea una pista che arricchisce l’oggetto informativo: in questo caso io sono partita da questo post di Luca De Biase, a proposito di un dibattito che riguardava il giornalismo, sono andata a guardare la fonte, l’ho trasferita all’attività di ricerca degli umanisti – che sono giornalisti dell’inattuale – e ci ho aggiunto altri riferimenti, per mostrare come la “nuova” figura del curatore sia già presente nelle culture che, pur non soffrendo di sovrabbondanza informativa, non conoscevano ancora i monopoli intellettuali.  La stessa Divina Commedia, con la mole enciclopedica dei suoi temi e riferimenti presi da altri e da altro,  è molto più l’opera di un curatore che quella di un autore: il suo valore aggiunto non sta nei contenuti, ma nel suo  assemblaggio – nella sua capacità di rendere accessibile un patrimonio di conoscenza  altrimenti riservato ai pochissimi  che potevano accedere ai manoscritti.