Il ricercatore inesistente

Ike Antkare, figlio dell’indice h e della forza di volontà.

A dire il vero, dopo un anno e un raffinamento dell’algoritmo di Google Scholar, Ike ha ora un modesto h-index di 1, in luogo di quello altissimo a cui era arrivato l’anno scorso – sempre, in ogni caso, più di alcuni miei colleghi esistenti che hanno la sfortuna di studiare cose che non interessano al mainstream anglosassone.

Chi pronuncia il nome del professor Antkare, sente qualcosa che in italiano suonerebbe, liberamente, come “Non me ne può fregar di meno”.  Un nome che è un destino: quello di tutti gli studiosi che, curandosi solo della loro carriera e trattando la politica del sapere come irrilevante, a meno non li tocchi direttamente, si fanno dominare dai cavalieri inesistenti e anche, in più di un senso, da quelli esistenti.