Minima post-academica

Come racconta questo articolo del fisico Pietro Greco, che ho scoperto grazie a una rivista fai-da-te, la scienza moderna nasce con un gesto comunicativo rivoluzionario: nel 1610 Galileo Galilei pubblica il suo Sidereus Nuncius presso una piccola tipografia veneziana, spostando così il foro competente della discussione scientifica al pubblico istruito, fuori dalla cerchia clericale.

Dopo Galileo Galilei sono successe molte cose. L’Italia si attarda tuttora sul modello ottocentesco della comunità accademica autoreferenziale e oligarchica, di cui mi diverto a raccontare qui, anche perché negli anni ’60 del secolo scorso ha scelto – unica fra i paesi industriali – la via dello sviluppo senza ricerca. Gli Stati Uniti d’America – seguendo i consigli di Vannevar Bush – e gli altri paesi sviluppati imboccarono invece la strada del finanziamento pubblico alla ricerca scientifica.

Il risultato – dice Pietro Greco – è che oggi la ricerca scientifica si trova in una fase post-accademica, sempre più intrecciata con la società: le sue scelte dipendono sempre più dalla politica e dall’economia, ora virtuosamente ora perversamente. E, soprattutto, il modo in cui viene – o non viene – comunicato e condiviso il sapere è diventato cruciale.

Di più: se la ricerca scientifica è una scelta strategica, e se i destini della ricerca sono decisi in sede politica e economica, la comunicazione – e la selezione – del sapere diventano esse stesse una questione politica.

Una questione che può essere decisa soltanto in due modi: oligarchico o democratico. La ricerca non può essere ridotta alle leggi che ha già consolidato, perché deve scoprire cose nuove o, meglio, ricombinare in modo nuovo cose vecchie. Allora, chi deve prendere le decisioni?

Platone, che se lo chiedeva per la sua città, è stato accusato di essersi fatto la domanda sbagliata: non importa chi decide, bensì come si decide. Platone, per la politica, proponeva una soluzione aristocratica. Ma la sua regolazione della scienza era molto diversa: anche se c’è chi capisce di più e chi di meno, decidono tutti. Una soluzione oligarchica, che limitasse la discussione e la circolazione dell’informazione, metterebbe semplicemente i pregiudizi dei pochi al posto dei pregiudizi dei molti.

Pietro Greco teorizza due modelli di diffusione del sapere: quello del Rio delle Amazzoni e quello di Venezia. Nell’uno l’acqua del sapere scende dall’alto verso il basso, nell’altro, similmente a quanto teorizzato da Kant nel suo scritto sull’Illuminismo, circola allo stesso livello per una miriade di canali e canaletti, di isole e isolette, di ponti e ponticelli.

Il sistema della pubblicazione ad accesso aperto, facendo a meno delle barriere e delle mediazioni, è dunque molto veneziano. Potremmo approfittarne per diventare post-accademici perfino noi.